Il Legame tra Intolleranze Alimentari e Aumento di Peso – articolo per il blog del dr. Filippo Ongaro

Ricordo il caso di Luisa, una ragaz­zina di 12 anni por­tata in ambu­la­to­rio dalla mamma per per­dere peso. A un paio di mesi dal per­corso di edu­ca­zione ali­men­tare, che peral­tro stava dando i suoi ragio­ne­voli frutti, la mamma, che si aspet­tava di otte­nere una per­dita di peso molto più con­si­stente, ini­ziò a dirmi che secondo lei Luisa era intol­le­rante a qual­che cibo e che per quello che era così grassa.

Ma un’intolleranza ali­men­tare può dav­vero deter­mi­nare un aumento di peso?

Le intol­le­ranze ali­men­tari sono rea­zioni avverse con­se­guenti all’ingestione di un deter­mi­nato cibo, pro­dotte da nume­rose cause di sva­riata natura, e sono dose dipendenti.
Chi sostiene che un’intolleranza ali­men­tare deter­mini un aumento di peso lo fa in base a que­sto pre­sup­po­sto: la rea­zione avversa ripe­tuta nel tempo dà luogo a feno­meni di tipo infiam­ma­to­rio che pos­sono favo­rire l’insorgere di insulino-resistenza, peg­gio­rare l’utilizzo dei nutrienti ener­ge­tici e faci­li­tare l’aumento di peso.
La dieta di intol­le­ranza è sostan­zial­mente una dieta di esclu­sione: una volta eli­mi­nati gli ali­menti incri­mi­nati, un sog­getto potrebbe man­giare libe­ra­mente, anche zuc­cheri e grassi indu­striali in eccesso, o potrebbe esa­ge­rare con i cibi con­sen­titi, man­giando al di sopra del pro­prio fab­bi­so­gno. Pec­cato che anche i due com­por­ta­menti presi ad esem­pio pos­sano deter­mi­nare feno­meni di tipo infiam­ma­to­rio, come molti altri ancora.

Può dun­que una dieta che prenda in con­si­de­ra­zione un solo e limi­tato aspetto far dimagrire?

La rispo­sta è no, e quando si veri­fi­cano per­dite di peso con­si­stenti spesso dipende dal fatto che i sog­getti eli­mi­nano interi gruppi di ali­menti, come i lat­ti­cini che appor­tano tanti grassi saturi, o i fari­na­cei che appor­tano parec­chie calo­rie per por­zione, senza pre­oc­cu­parsi di sostituirli.
Il cor­retto approc­cio alla per­dita di peso deve sem­pre par­tire dalla cor­re­zione di que­gli aspetti che in modo con­cla­mato fanno ingras­sare: ali­men­ta­zione quan­ti­ta­ti­va­mente ecces­siva, qua­li­ta­ti­va­mente squi­li­brata, carente o ina­de­guata, man­canza di movi­mento, com­por­ta­menti ali­men­tari disfun­zio­nali (sal­tare i pasti, distri­buirli in modo scor­retto, man­giare distrat­ta­mente o in fretta, etc.).
Le intol­le­ranze ali­men­tari invece vanno valu­tate solo a poste­riori, e non tanto, come abbiamo visto, per otte­nere un dima­gri­mento, ma per miglio­rare la qua­lità di vita: mani­fe­sta­zioni comuni di intol­le­ranza ali­men­tare, infatti, sono nau­sea, meteo­ri­smo, diar­rea, cefa­lea, son­no­lenza, rea­zioni cuta­nee, riniti, riten­zione di liquidi. Se tali disturbi restano anche dopo aver acqui­sito delle cor­rette abi­tu­dini ali­men­tari, potrebbe trat­tarsi di intolleranza.

E come si indi­vi­dua un’intolleranza alimentare?

È impor­tante sapere che le intol­le­ranze ali­men­tari sono pro­dotte da nume­rose cause di sva­riata natura, e que­sto è il motivo prin­ci­pale per cui non esi­ste a tutt’oggi un test che possa essere esau­stivo nel suo responso, visto che ogni test con­si­dera un solo mec­ca­ni­smo d’azione, quindi il con­si­glio è quello di effet­tuare un’autoanamnesi gui­data da un dietista.