Mi scappa il Ph

Vent’anni fa  un signore brillante nella comunicazione, ma con un dubbio percorso politico,  entrava nelle nostre case con lo slogan del “… Nuovo Miracolo Italiano”.
Alla maggior parte dei cittadini italiani piacque così tanto farsi trascinare dal sogno che la soluzione di tutti i problemi fosse lì, a portata di voto, che ce lo siamo levati dal groppone solo pochi giorni fa.
Potenza dei sogni.
Dieci anni fa, un altro signore brillante nella comunicazione, ma con un dubbio percorso accademico nel campo della nutrizione, parlò de “Il Miracolo del Ph alcalino”.
Gli appassionati di diete, frustrati negli anni dalla Nutrizione Clinica che proponeva il solito, inevitabile, faticoso cambio di stile di vita attraverso l’educazione alimentare, vissero come una rivalsa  la prospettiva che un solo elemento, il ph corporeo, se ben modulato, potesse mettere fine non solo a tutte le malattie (…), ma anche alla fatica di stare attenti a tutti gli altri aspetti dell’alimentazione.

Sarà la matrice culturale cattolica che si intreccia da anni con la nostra storia a farci credere senza porci domande quando sentiamo il termine “miracolo”?
Sarà che siamo un popolo di  inguaribili sognatori?
Sarà che il concetto di “panacea di tutti i mali” ci attira come le mosche al miele?
Sarà che l’idea di una soluzione vantaggiosa che metta fine al travaglio passato ci pare talmente tanto una buona cosa che non ci viene da pensare alle conseguenze, sia che si tratti di un condono fiscale o di un nuovo mantra nutrizionale?
Sarà.
Fatto sta che chi sta sul pezzo tra gli interessati all’alimentazione oggi non può sentir parlare di diete senza che venga citata l’Alcalinizzazione, e va proclamando in giro la necessità di Pentirsi e Alcalinizzarsi, prima che ci accada qualcosa di brutto.

 

Ma che vuol dire Alcalinizzarsi?
Chiunque abbia avuto a che fare con un professore di chimica o biologia, o anche solo con una cartina di tornasole o la pubblicità anni ’80 del Neutromed, sa che esiste un Ph acido (<7 ), un Ph neutro (7), e un Ph alcalino (>7).
E’ Chimica.
La dieta alcalinizzante si propone di spostare il nostro Ph sopra il 7.

 

Quale Ph?
Il Ph nel corpo varia da distretto a distretto, e per validi motivi.
La pelle deve avere Ph 5.5 (acido), altrimenti non funge da barriera contro batteri e virus.
Lo stomaco deve stare tra nel range 1,2- 3, se no prolifera l’Helicobacter Pilori, prima causa di gastrite e tumore allo stomaco.
Il sangue ha un Ph compreso tra 7,36 e 7,44, un range strettino perché è l’unico che rende possibile qualsiasi forma di vita. Se questo Ph diventa più acido, cioè va sotto i 7,36, andiamo in coma. Se diventa più alcalino, cioè va sopra i  7,44, andiamo in coma lo stesso. Per questo quella vecchia volpe di madre natura ci ha dotati di un paio di sistemi tampone efficacissimi a livello renale e polmonare, per mantenere il Ph del sangue nei giusti valori.
E’ Fisiologia, non banalmente e solo Chimica.
L’unica cosa che si può alcalinizzare senza grossi problemi è l’urina: non è raro imbattersi in seguaci delle diete alcalinizzanti che esultano se la cartina di tornasole dice che le proprie urine sono più alcaline. Purtroppo non è una battuta.

 

Perchè alcalinizzarsi?
L’alimentazione ricca di cibi proteici di origine animale e povera di alimenti vegetali, lo stress, l’idratazione insufficiente, lo stile di vita sedentario, l’uso di farmacia, il fumo  sono fattori che favorirebbero l’acidosi, che sarebbe una condizione predisponente a tutte le malattie.

 

Come alcalinizzarsi?
Per individuare i cibi che ci alcalinizzano circolano varie tabelle, ma la più utilizzata è quella che li classifica in base all’indice  PRAL (Potential Renal Acid Loads). Questo indice tiene conto, tramite una formula,  del contenuto di proteine e forsoro dell’alimento, responsabili del potere acidificante, e di quello di potassio, magnesio e calcio, artefici dell’alcalinizzazione.
Se il PRAL è positivo il cibo è acidificante, se  è negativo il cibo è alcalinizzante.

I cibi con PRAL negativo sono:

  • Frutta fresca ed essiccata; standing ovation per l’uva che con un PRAL di – 20  da anni è la
    regina incontrastata di diete monoalimento ad altissimo rischio di carenze alimentari!
  • Verdura; un bravo allo spinacio che con – 14 si aggiudica il secondo posto!
  • Tutti i legumi tranne la cattivissima (…) lenticchia, che osa un + 3,5…’nvedi questa che pensava di campeggiare
    impunita sulle nostre tavole in virtù delle  proteine, del ferro, delle fibre e degli antiossidanti, tsk…
  • Vino e birra
  • Nocciola, mentre tutti il resto della frutta secca è brutta, cattiva e acidificante
  • Margarina  e aceto
  • Caffè e the
  • ….Dulcis in fundo, è il caso di dirlo, marmellata e Nutella (si raccomanda al lettore di terminare la lettura
    dell’articolo prima di scucchiaiare nel vasetto di Nutella come se non ci fosse un domani)

 

Il cibi con PRAL positivo sono:

  • Cereali tutti, chi più chi meno, ma la cosa buffa è che spesso, quelli integrali sono più brutti cattivi e
    acidificanti di quelli raffinati
  • Pesce, carne, uova
  • Latte e yogurt
  • Formaggi, che tanto più sono stagionati – e quindi poveri di lattosio, digeribili e ricchi in calcio – tanto più sono
    brutti, cattivi e alcalinizzanti.

 

Ora che abbiamo messo da una parte i buoni (PRAL negativi) e da una parte i cattivi (PRAL positivi) possiamo costruire la nostra alimentazione in base a questa proporzione: 70 % alcalinizzanti, 30 % acidificanti.
A cosa si riferiscano le percentuali non è chiarissimo: ai grammi avrebbe senso, d’altronde è la quantità fisica di cibo che ha potere alcalinizzante o meno; invece sembra che le percentuali si riferiscano alle calorie, e qui sorge qualche perplessità per le proporzioni finali dei nutrienti, ma non facciamo i pignoli e andiamo avanti.

Insomma, ne deriva una dieta con tanta frutta e verdura, frutta essiccata, nocciola, qualche legume selezionato, Nutella volendo, margarina volendo, volendo alcolici; al contempo, i cereali e i cibi di origine animale che apportano proteine ad alto valore biologico devono sgomitare per entrare nel  “30 – non – si – sa- cosa”, ché tutti assieme fanno fatica a starci.

La cosa che la dietista che alberga in me da 12 anni fatica ad accettare, al di là dell’ironia, è che, in base a questo criterio, al paziente possa passare il concetto che la Nutella, ricca di grassi trans tossici per il nostro corpo e che non ha un significato nutrizionale di alcun tipo, sia un alimento preferibile ai cereali integrali da colazione; o che la margarina, ricca degli stessi grassi trans tossici, sia da preferire al burro (che, per quanto sia un grasso da limitare, in virtù dell’acido butirrico almeno esplica  azione positiva sulle cellule dell’intestino), e quasi quasi anche all’olio extravergine d’oliva, che ha un indice 0: come dire, senza infamia e senza lode; o che i cereali raffinati ad alto indice glicemico  siano da preferire a quelli integrali ricchi  fibre, antiossidanti, vitamine del gruppo B; o, ancora, che  cibi animali come il pesce, che apporta nutrienti essenziali come gli omega 3, fatichino a trovare una collocazione certa nell’alimentazione.

Insomma la complessità nutrizionale degli alimenti è ridotta ad un solo, discutibile aspetto,  rischia di far approdare ad una dieta sbilanciata e carente, tanto più che allo stato attuale non ci sono evidenze scientifiche (che derivino da studi clinici multicentro) di beneficio delle diete alcalinizzanti, nemmeno quello più reclamizzato di favorire la calcificazione ossea; anzi, c’è il rischio di andare in contro alla precipitazione di sali di calcio nei tessuti, che vuol dire, per esempio, che i reni calcificano e non lavorano più come si deve, o che le arterie calcificano dando luogo a quel processo che conosciamo col nome di arteriosclerosi.

La dieta alcalinizzante è una dieta ricca di acqua, frutta e verdura: se ci si sente meglio seguendola è per questo motivo e perché si fa più pipì, più cacca e – se non si esagera con la Nutella – si dimagrisce pure.
Se è vero che l’alimentazione moderna è sbilanciata a favore di proteine animali con potere acidficante, basta riequilibrare in base ai principi e ai riferimenti della nutrizione clinica, che tengono conto di tutto il complesso delle interazioni tra nutrienti, delle funzioni degli stessi e dei fabbisogni, altrimenti il rischio è di andare in contro a carenze o a sbilanciamenti pericolosi per la salute.
L’unico caso in cui ha davvero senso “alcalinizzare” la nostra alimentazione è durante una dieta chetogenica, quella fatta di sole proteine, perché in quel caso si crea un’acidosi che favorisce l’ipercatabolismo proteico, e che si blocca efficacemente con un’integrazione a base di citrato di magnesio, citrato di potassio, bicarbonato di potassio.

So che molti di voi stanno accarezzando il vasetto di Nutella malinconicamente, l’idea di una “dieta della Nutella” è ancora lontana, ma se ve la fate da soli, con ingredienti sani e di qualità, che sia alcalinizzante o meno, un pochino ogni tanto se ne può pure mangiare…
…a voi la ricetta (courtesy of Maurizio Salamone):

INGREDIENTI:

– 80g di zucchero a velo

– 200g di nocciole nocciole spellate

– 100 g di cacao amaro

– 130 ml di latte di mandorla (oppure latte vaccino parzialmente scremato) secondo la ricetta di Maurizio…300 ml secondo me

– 30 ml di olio di semi di lino (oppure olio di semi di girasole)

PREPARAZIONE:

– Aggiungete allo zucchero a velo le nocciole e l’olio di semi di lino e frullate per qualche minuto

– Unite il cacao amaro, poco alla volta, e poi il latte di mandorla

– Mettete la crema ottenuta in una ciotola e riscaldatela a bagnomaria, sempre mescolando per 10 minuti

– Fatele raffreddare e disponete in un vasetto di vetro

– DA CONSERVARE IN FRIGO ED USARE NEL GIRO DI UNA SETTIMANA

 

 

foto: un paesaggio alcalinizzante (…) ritratto da Carl Warner